GENNAIO 2025
1 gennaio - BUON ANNO 2025, Anno giubilare di speranza. Maria ss. Madre di Dio.
Buongiorno per tutto il giorno. Otto giorni dopo Natale viene riproposto il brano della notte santa perché il Natale esige una graduale scoperta. Dedicare un giorno soltanto al Natale porta a sterili emozioni. Per questo la Chiesa riserva un’intera settimana - l’Ottava - per interiorizzare il fatto della nascita del Signore. A piangere come un bambino spaurito sulla paglia di una stalla fuori Betlemme è il Messia. E chi lo cerca nei sacri palazzi non lo trova. Riscopri tu lo stupore, lasciati contagiare come i pastori, fai spazio a un Dio che si veste di carne umana e la rende sacra. Guai a svilirla o umiliarla. Chi lo fa disprezza Dio stesso. Venga meno la confusione di questi giorni: regali, auguri. Rimanga ciò che vale realmente ed è l'essenziale: un Dio che ama l’uomo pur con le sue piaghe. Maria “custodiva nel cuore" (Lc 2,19) come in uno scrigno emozioni e domande. Impariamo a leggere nel profondo. Solo chi vede dentro capisce “oltre”. Impariamo a vivere il Natale dai pastori che non trattengono la gioia per loro stessi, ma vanno a contagiare quanti incontrano dicendo: “è nato l'Amore; è nato la Speranza”. Il piccolo Gesù regali “Pace”, e i discepoli si trasformino in buoni conduttori di Vangelo, luci che diradano le tenebre. Buon cammino di gioia e di speranza. Buon anno a tutti.
2 - Buongiorno. Oggi facciamo memoria dei Santi Basilio e Gregorio. Bastasse l’atmosfera natalizia a fare nascere Gesù dentro di noi e ad annunciarlo al mondo. Ciò non avviene spesso perché siamo storditi da un febbrile quotidiano. Occupati fin troppo di noi, rischiamo di essere fra quanto in quella Notte santa nemmeno si accorsero della stella che si posava sul Figlio di Dio. Occorre alzare lo sguardo e guardare il cielo come i pastori. Il discepolo rimane a vegliare e soltanto così il Natale metterà radici nel suo cuore. Il Battista ci indica la via fatta di verità e di autenticità. In tal modo il nostro “vero io" incontrerà il “vero Dio” e metterà al bando ogni falsità e ipocrisia. Giovanni Battista non si proclama Dio, né si monta la testa (Gv 1,20-21). Gli anni del deserto lo hanno segnato e ricondotto all'essenziale, alla verità della propria storia. Si fosse proclamato Messia, la folla gli avrebbe creduto. Ma non l’ha fatto. Non è il Messia che è più degno del precursore che battezza solo con acqua. Lui pure era in attesa, convinto di essere solo “voce" di una Parola “altra” (Gv 1,23). Nella sua vita contava solo la preparazione del popolo ad accogliere nelle buone condizioni il Salvatore. Con il Battista rimaniamo umili discepoli (Gv 1,26-27). Non fidiamoci dei complimenti, di apprezzamenti né di recondite qualità. È Dio la fonte della Luce eterna. Siamo soltanto “voce” prestata ad una Parola, voce che amplifica. Siamo utili se lasciamo alla Parola di lavorarci come creta nelle sua mani. Buona giornata.
3 - Buongiorno per tutto il giorno. “Io non lo conoscevo”, dice il Battista. Ma come? Ha passato la vita alla ricerca di Dio, ha lasciato tutto, casa, famiglia, comodità, per vivere nel deserto più assoluto... Ha rinunciato ai legittimi piaceri della vita per essere orientato all'essenziale. Era un gigante in un mondo di uomini religiosi piccini e meschini. Ha attirato le folle che da ogni angolo di Israele oltre che da Gerusalemme sono venute ad ascoltare le sue parole sferzanti, ma autentiche. E dice ancora che non lo conosceva (Gv 1,33a), che sapeva di lui solo per sentito dire... ma se era suo parente?! In realtà qui si parla di conoscenza interiore e non di conoscenza di sangue. Infatti Giovanni è rimasto spiazzato quando l'ha visto mettersi in fila fra i penitenti, ed inginocchiarsi davanti a lui per farsi battezzare (Gv 1,33b). Soltanto lo Spirito Santo, sceso in quel momento gli ha fatto capire la vera identità di Gesù (Gv 1,33c). Al Giordano tutto si è illuminato. Il fuoco non avrebbe divorato i ribelli, come forse pensava. Eccolo Dio fra i peccatori, umile, nascosto. E lì Giovanni crede e vede l'agnello che si lascia uccidere senza parlare (Gv 1,29). Dio è lì a stupirci. Quando crediamo di sapere, ci obbliga a ricrederci, a rinascere e a ripartire alla sua ricerca. "Cercate il Signore mentre si fa' trovare" (Is 55,6). Buona giornata.
4 - Santissimo Nome di Gesù; I primi discepoli fanno una esperienza. Ascoltano Gesù e fanno una scelta: seguirlo (Gv 1,37. Quanta fede negli occhi di Giovanni il Battista: “vede Gesù” venirgli incontro. Si sente cercato e desiderato: è l’inizio di una guarigione interiore, piena e gioiosa. Dice: "Ecco l'agnello di Dio”(Gv 1,36). Queste parole sono ripetute ad ogni Eucaristia. Gesù è ucciso perché nessuno sia più ucciso. Dio non chiede sacrifici, si sacrifica lui per noi. “Che cercate?” (Gv 1,38) e “donna chi cerchi?” (Gv 20,11). Sono le prime parole del Gesù storico e del Gesù risorto. Tra Dio e l'uomo, alle domande seguono le risposte. Gesù interroga i desideri più intimi. Non dell’intelligenza, ma del cuore. Invita a leggersi dentro: di che cosa si abbia fame, quale sia la sete più grande. Solo trovando le risposte, si fa pace con se stessi e si legge la propria identità. Ogni uomo porta scritto in cuore: vai oltre! È la santa inquietudine del viandante la cui sete può essere estinta soltanto da una sorgente incontaminata ed inesauribile: il Signore Gesù. Egli non chiede sacrifici e rinunce, ma di rientrare in se stessi, di capire che cosa appaghi le profondità della vita, e che cosa generi la gioia. Si fermarono da lui fino a sera (cfr. Gv 1,39b). Incontrerò Gesù se mi prenderò del tempo per dare una risposta alle tante domande che danno senso alla mia vita. Felice e serena giornata.
5 - Buongiorno a tutti. Oggi è la seconda domenica dopo Natale. Il brano del Vangelo odierno è Gv 1,1-18. Per tre volte in questo tempo di Natale abbiamo letto il Prologo. La ricorrenza ripetuta di questo brano è un invito della Chiesa ad accogliere la Parola di salvezza che è un mistero di luce. In principio era il Verbo, cioè l’Amore, il cardine di tutta la storia. Dio è il baricentro. In lui hanno inizio l’umanità e tutte le cose. Il Verbo - cioè la sua Parola - continua a creare. La nostra stessa parola crea l'amicizia e la pace, ma pure calunnie, liti e morte. Ma per quest'ultimo uso della Parola, ci vuole la conversione. Dio, Parola eterna, ha trovato casa in noi (Gv 1,14). Si è incarnato non per finta. "E li Verbo si fece carne". Si è vestito di carne umana, ha imparato lingue e culture, ed ha piantato la sua tenda in noi (cfr. Gv 1,14). Va a bussare alla porta di tutti per richiamarli alla luce, alla vita, all'amore. Ma c’è chi sceglie di turarsi le orecchie (Gv 1,11). E il Verbo si fece Eucaristia e venne ad abitare nei nostri cuori (cfr. Gv 1,14). È impegnativo ed esigente un Dio in carne ed ossa. C’è poco da celebrare a Natale, ma molto da convertire. Natale è un dramma: arriva Dio e l'uomo è altrove; comunica con noi, ma non lo si ascolta. Natale è fallimento, non di Dio perché “la Luce splende nelle tenebre” (Gv 1, 5), ma di chi si ostina a preferire il buio alla Luce, la morte alla vita, la cattiveria e il rancore all'amore. Dio insiste. A chi lo accoglie dona la dignità di figlio (Gv. 1,12a). Non importa essere presidente, un pezzo grande, premio Nobel, né una star. Decisivo è essere tra i suoi Figli. Dio chiede interlocutori pronti ad accoglierlo e a trasformare la sua Parola in cibo nutriente da condividere con tutti. È il senso dell'Eucaristia. Riusciamo a fare questo passaggio, il legame tra la Parola e la carne (Eucaristia)? Se la nostra risposta è positiva, allora ogni celebrazione eucaristica sarà per noi una festa dove ci nutriamo con l'incontro, con l'ascolto della Parola e con la condivisione dell'Eucaristia. Buona domenica.
6 - Buongiorno e buon inizio settimana. Oggi è la solennità dell’EPIFANIA del Signore; I Magi hanno visto un segno nel cielo e hanno deciso di partire (cfr Mt 2,1-2). I Magi rappresentano tutti i viandanti dello spirito attratti da una “stella” che dice: “alza gli occhi oltre te stesso e guarda”. Il viaggio, la stella, la ricerca, la strada, l’incontro col Bimbo e la sua adorazione sono le tappe che portano individui e popoli ad incontrare Gesù, Salvatore. Erano partiti molto tempo prima di Maria e di Giuseppe: essi alla ricerca di un “Re” che stava per nascere, Maria e Giuseppe per il censimento. Quante prove hanno trovato i re magi: perdono di vista la stella, vanno a Gerusalemme anziché a Betlemme, chiedono del Bambino a un assassino di bambini (Mt 2,3), cercano una reggia e trovano una stalla per animali. Ma non si abbattono. Ed ecco: videro il Bambino in braccio alla Madre, si prostrarono e offrirono doni (Mt 2,11). I doni più preziosi dei Magi non sono l'oro, l’incenso o la mirra, ma la Fede in un viaggio pieno di incognite. Sui dubbi vincerà la loro grande sete. È una lezione misteriosa. Adorano un Bambino, non il Maestro; non trovano un uomo illuminato e saggio, né un giovane nel pieno del vigore, ma un Bimbo. Deserto, cammelli, notti di stelle, Erode: è il viaggio della vita. La stella che li guida porti pure noi alla porta del cielo, come avviene per i cercatori di Dio di ogni tempo. Buon viaggio nella vita, buon cammino e serena giornata.
7 - Buongiorno; Erode ha arrestato il Battista perché non sopportava più di essere stigmatizzato da quel profeta di fuoco (cfr. Mt 3,7-10; 14,3-4; Mc 6,20). E Gesù va in Galilea. Non ha paura. Il giovane Rabbi torna al nord, ma non si nasconde: anzi, dà inizio lì alla sua predicazione di luce, di gioia e di redenzione. Non sempre eventi dolorosi hanno conseguenze nefaste. È avvenuto similmente nella persecuzione della primitiva comunità di Gerusalemme: la dispersione dei cristiani avrà come risultato la predicazione del Vangelo ai non Ebrei. Gesù comincia la sua opera pubblica dalle terre cadute in mano assira 7 secoli prima: le regioni di Zabulon e di Neftali: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (Mt 4,16; cfr. Is 9,1). Sono territori tolti ad Israele, e che pian piano sono divenuti aree pagane, di idoli e di promiscuità. La Buona Notizia viene annunciata lì sulle piazze. Gesù proclama: "Convertitevi perché il regno di Dio è vicino" (Mt 4,17). Cuore della Fede è la periferia, non i cenacoli dei saggi. Così, la Chiesa, per restare fedele al suo Maestro, è chiamata ad uscire dai sacri recinti. Fossimo capaci di tornare a tanta disarmante semplicità; a dire le parole di Dio con una Fede "essenziale" e "liberante", uscire per portare il Vangelo “là dove vive l’uomo”. Allora, scopriremo che la Buona notizia raggiunge tutti quelli affetti da malattie e infermità nel popolo, gli indemoniati, epilettici e paralitici (cfr. Mt 4,23b-24). L'ascolto della Parola di vita e le guarigioni attirano tanti che cominciano a seguire Gesù (Mt 4,25). Ci auguriamo che possa essere sempre così ai nostri tempi. Convertiamoci a Dio. Buona giornata.
8 - Buongiorno per tutto il giorno. Il brano per la meditazione di oggi è Mc 6, 34-44. Gesù ha compassione della gente e provvede loro un pane miracoloso. La gente riceve prima il pane della Parola (Mc 6,34b) e poi il pane moltiplicato. Con quest'ultimo pane, Gesù rinnova il miracolo della manna nel deserto e prefigura l’Eucarestia. Senza alcun biglietto d’invito, più di cinquemila persone si sono ritrovate, a due passi dal lago, ospiti di Gesù per una ricca cena di pesce (cfr. Mc 6,34a.44). È una sorta di premio-fedeltà. Lo seguivano da tre giorni e l'ascoltavano volentieri. Invidio quella gente più che per lo straordinario miracolo, per la seduzione che hanno vissuto, più forte di ogni fame: attratti da Gesù come da una calamita. Perché noi non si avverte la stessa forza calamitante? Perché si vive con l’orologio in mano ogni volta che si prende parte all’Eucarestia? Altrove, non abbiamo fretta. Perché? I Dodici, uomini pratici, dicono a Gesù: “Congeda la folla perché vada a comprarsi da mangiare”. (Mc 6,36). Infatti se lui non li saluta, non se ne va nessuno. Ma Gesù non li manda via; non ha mai mandato via nessuno. È corretta la preoccupazione dei discepoli, ma è singolare la tenerezza che vive Gesù. E mentre i discepoli provano a fare i ragionieri, Gesù li invita a dare essi stessi da mangiare (cfr. Mc 6,37a.38a). Strade diverse: il buon senso e la Fede; la ragione e l’Amore. L'unico contributo che i 5000 uomini possono dare è la loro fame. A Dio portiamo i bisogni. Non Davanti a Dio non c'è di meglio da portare che la propria fragilità; e più se ne ha consapevolezza e gliela si consegna, più gli si dà modo di operare. Questo è lo stile del nostro Dio. Buona e serena giornata.
9 - Buongiorno a tutti! Neppure il tempo di gioire per l’abbondante cena di pesce che ha sfamato 5000 persone, che Gesù chiede ai discepoli di imbarcarsi subito senza di lui per raggiungere l’altra riva (Mc 6,45). Nel frattempo il Maestro sale sul monte a pregare (Mc 6,46). E da lassù intercede per i Dodici di ogni tempo costretti ad affrontare le mille tempeste della Chiesa. Infatti, d’improvviso, sul lago si alza il vento e i discepoli vanno in panico. Per un po’ Gesù li lascia nella prova (cfr. Mc 6,47-48a). Soltanto sul far del mattino va loro incontro (v. 48b). Arriva lui, la tempesta si placa (v.51), e raggiungono la riva. Gesù è il Dio che seda ogni bufera. È padrone della natura e Signore dei cuori: è il Dio della Pace. A volte si presume di avere accolto il Vangelo, di essere quasi arrivati, o di essere non peggiori di altri. Salvo, poi, ad allarmarsi ai primi venti... Nella prova si sperimenta sterilità. Pare di essere lasciati soli a remare a vuoto. Ma non è assenza di Dio. Allena la nostra fiducia. Viviamo una stagione in cui la barca della Chiesa pare imbarcare acqua, ma Gesù non permetterà che affondi. Ci raggiunge e ci mette in salvo. E quando pare sottrarsi lo fa perché non ci sentiamo attori protagonisti e vittoriosi quando le cose vanno bene. Solo con la forza di Gesù Eucaristia è possibile toccare ogni riva. Facciamo una comunione vera e fruttuosa. Felice giornata.
10 - Buongiorno per tutto il giorno. Nel passaggio di Lc 4,14-22, Gesù rivela ai cittadini di Nazaret di essere il Messia tanto atteso da loro (Lc 4,21). Nel suo dire, compie la profezia di Isaia: annunciare ai poveri la buona novella, liberare i prigionieri e rendere la vista ai ciechi, proclamare l'anno di grazia del Signore (Lc 4,18-19; cfr. Is 61,1-2). Stupisce tutti nella sinagoga (Lc 4,22) e tutti sono sbalorditi. Colui che ha fatto la lettura del passaggio di Isaia era ben conosciuto come figlio di Maria e di Giuseppe, il carpentiere. Niente di particolare in Lui. Pregava e leggeva nell'assemblea. Poteva al massimo essere un potenziale Rabbi. Eppure, nell'incontro di preghiera dell'assemblea della sinagoga di quel sabato, a Nazaret, stava capitando qualcosa di unico quando applica su se stesso la profezia di Isaia (Lc 4,18-19.21). In questo brano, Gesù rivela chiaramente la sua identità. È il Messia apparso sulla terra. Gesù nella sinagoga ha sconvolto tutti. Nessuno poteva tornare a casa sua come era venuto. Oggi però, tanti vivono da estranei come se non l'avessero mai incontrato. Eppure, per chi lo riconosce, tutto si illumina. Gesù ha dichiarato nel Prologo di Giovanni questo: "A quelli che l'hanno accolto, ha dato loro il potere di diventare figli di Dio" (Gv 1,12). Lasciamoci conquistare dalla sapienza di Dio. Buona giornata.
11 - Buongiorno e buon fine settimana. La storia del lebbroso è molto toccante. Il lebbroso nella tradizione ebraica doveva osservare la legge dell'esclusione. Nella sua condizione di rigettato, di escluso, di abbandonato da tutti, di senza identità, lo stato del lebbroso non era il più bello in Israele. Il lebbroso doveva vivere isolato, lontano dalla gente. E quando incontrava qualcuno, doveva gridare "immondo, immondo" per permettere alla persona di allontanarsi dal pericolo della lebbra. Chi aveva il corpo coperto di lebbra era anche escluso dal culto e dalla vita civile. Un lebbroso era considerato come un uomo già morto pur respirando. Dio è vicino a chi lo cerca e a chi spera in Lui. Nella sua condizione drammatica, il lebbroso si avvicina a Gesù per farsi guarire (Lc 5,12). Gesù si avvicina e lo tocca senza paura (Lc 5,13). La disgrazia diventa per Gesù una occasione di ridare vita e speranza al lebbroso, diventa anche un luogo d'incontro, di grazia, di conoscenza di Dio, di comunione e di vita nuova. Nel brano evangelico odierno, abbiamo in presenza il bene e il male che si combattono: un lebbroso che ha un corpo disfatto e Gesù che è pieno di Spirito. Il corpo dell'uomo può essere un ponte di relazione, di vita, di amore, di dono di sé o di emarginazione e di morte. Il lebbroso del nostro Vangelo che era quasi morto non si è arreso né rassegnato. Ha fatto di tutto per incontrare Gesù perché aveva un desiderio forte di una vita nuova. Nel mondo odierno, c'è tanta lebbra soprattutto dello spirito che sfigura il volto dell'umanità, ma ci sono altrettanto tanti miracoli operati da Gesù che ridanno vita, speranza e dignità. Così le vite rifioriscono. Andiamo incontro a Gesù e diciamogli: Signore, io sono un lebbroso. "Se vuoi, mi puoi purificare" (Lc 5,12b). Questa consapevolezza è già una guarigione interiore. Buona giornata
12 - Buongiorno e buona domenica a tutti. Oggi è la festa del Battesimo di Gesù; Lc 3, 15-16.21-22. Il battesimo di Gesù è altro da quello di Giovanni Battista che era equivalente a un desiderio di conversione. Gesù invece ci immerge nell'oceano di Dio fino a farci diventare “figli”. Gesù dona una forza rigeneratrice. Dice infatti che è venuto perché abbiano la vita (cfr. Gv 10,10b). Gesù è un vento che gonfia le vele, un fuoco che brucia sterpaglie. Il Battista dice: “Vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16c). Il fuoco di Dio entra, modella, trasforma pensieri, affetti, progetti e speranze. L'evangelista Luca colloca il battesimo di Gesù in un atto di preghiera e in una visione che sottolinea la realtà salvifica e messianica di Gesù. Due sono gli elementi principali della visione: l'apertura dei cieli con la voce divina e lo Spirito Santo. Mentre Gesù è in preghiera, in dialogo con Dio Padre, il cielo si apre per tutti (Lc 3,21) e una voce dice: “Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3,22b). Sono annunciate tre cose. La prima cosa è “Figlio": siamo figli di Dio nel Figlio, frammenti di Dio nel mondo, e così abbiamo Dio nel sangue e nel respiro. La seconda cosa è: “Amato”. Prima di ogni merito, che lo si sappia o no, si è amati da Dio. Amore immeritato, unilaterale e incondizionato. Amore che precede e prescinde da tutto. Terza cosa è “Mio compiacimento". Contiene l'idea di una gioia che Dio riceve dai suoi figli. Come se dicesse a ognuno: tu sei figlio mio, e mi fai felice! Ricevuto il battesimo, Gesù prega a far capire che solo nella sosta prolungata e silenziosa davanti a Dio fiorisce il germe di eternità messoci nel cuore. Felice domenica.
13 - Buongiorno e buon inizio settimana; I settimana T.O.; Mc 1, 14-20. Gesù, all'inizio del suo ministero cerca dei collaboratori (Mc 1,16a.17-18.19-20a). Non fa tutto da solo, ma coinvolge diversi attori - mai però “primedonne” - per dare inizio al Regno del Padre. Dopo aver avviato il ministero nella Decapoli, alla periferia di Israele, Gesù cerca discepoli. Non cerca sfaccendati, ma gente in piena attività, e i primi li incontra sulle rive di un lago (cfr. Mc 1,16b). In realtà gli Ebrei preferivano la terraferma. Dopo una notte infruttuosa di pesca e ai confini dei nostri fallimenti, Gesù ci raggiunge e ci chiama. Era il discepolo in quegli anni a scegliersi il Maestro, ma non per Gesù. Sarà lui a decidere i giocatori da impiegare e il tipo di gara da svolgere. Gesù non selezionerà alla fine di un complicato percorso formativo, né in conseguenza di eclatanti successi personali: sceglie e poi li fa crescere. Ci viene a chiamare proprio là dove viviamo per aiutarlo a liberare l’umanità dai legacci che la tengono prigioniera e rischiano di soffocarla. Non si accontenta di un “si” a tempo. Chiede che si lascino le reti che imprigionano e frenano la crescita interiore. Oggi, inizia il tempo ordinario della Liturgia, tempo che aiuta a rendere feriale la santità. Dio nasce in periferia: non manca mai lì la stalla di Betlemme. Buon cammino nella sequela di Cristo Gesù. Buona e felice giornata.
14 - Buongiorno per tutto il giorno; Mc 1, 21-28. Il primo miracolo riportato da Marco mette i brividi: racconta la guarigione di un fedele della sinagoga di Cafarnao, luogo di culto ebraico per eccellenza. È indemoniato, eppure prende parte alla preghiera comune (Cfr. Mc 1,23). Il maligno, dunque, rasenta pure i muri delle chiese. È accanto a noi e a volte ci abita il cuore. È come se Marco dicesse alle sue comunità: tenete gli occhi aperti... Per accogliere Gesù e il suo Vangelo serve pulizia. Meglio vigilare su di noi che sfornare critiche verso gli altri. È elevato il rischio di diventare cristiani-atei, di credere a ciò che si vede escludendo Dio dalla vita. È una Fede di facciata ridotta al minimo sindacale. C’è addirittura chi pensa che Dio sia venuto a ostacolare o a rubare le piccole gioie umane, a farsi nostro giudice severo e ostile. Chi pensa in questo modo frequenta la Chiesa per tranquillizzare la sua coscienza, ma è abitato da un demonio muto. Occorre decantare l’idea di Dio: è venuto a ridare vita, pace, libertà e dignità alle sue creature (cfr. 1,25). Non basta avere di lui un’infarinatura. Dio non va ridotto ad un trattato di teologia. Convertiamo la nostra vita a un Dio che non ha esitato di sacrificare il proprio Figlio per amore. Felice giornata.
15 - Buongiorno; Mc 1, 29-39. Finito il sabato coi suoi divieti. La gente di Cafarnao si riversa in casa di Simone dove si era spostato Gesù (Cfr. Mc 1,29). E lì, lui inizia a guarire molti malati (cfr. Mc 1,32.34). La prima ad averne i benefici è la suocera di Simone, a letto forse per una febbre malarica. Gesù la rimette in piedi e lei riprende a servire (Mc 1,30-31). Ma l’evangelista Marco lascia intendere che il segreto della straordinaria energia di Gesù è dovuto all’intensità della sua comunione con il Padre. Infatti, quando ancora era buio Gesù esce di casa, e cerca luoghi deserti dove ritirarsi (Mc 1,35a). E nel suo Vangelo Marco scrive: “E là pregava” (Mc 1,35b). È amaro verificare che spesso per molti la preghiera è fatta solo di pressanti richieste. Ma passata l’urgenza, Dio ritorna nell’angolo buio della casa. La preghiera di adorazione silenziosa rende adulti nella Fede. Dunque, impariamo a ritagliarci del tempo per Dio e saremo un po’ più “suoi figli”. Pietro, sorpreso e contrariato cerca Gesù, e lo richiama ai suoi “doveri”: a Cafarnao lo aspettano, anche per far crescere la neonata comunità (Mc 1,36-37). Ma Gesù non ama gli steccati e chiede di andare altrove. Per questo è uscito (Cfr. Mc 1,38). Che la Chiesa, come lui, abbia il coraggio di rompere alcuni schemi. La salvezza e il beneficio della presenza del Signore deve arrivare anche in altri luoghi (Mc 1,39). Buona giornata.
16 - Buongiorno per tutto il giorno; Mc 1, 40-45. Gesù prova compassione per un lebbroso. Gli arriva al cuore la sofferenza e l’umiliazione di quell’uomo allontanato da tutti e costretto a vivere da escluso. La lebbra, espressione di vera nudità interiore, era ritenuta pure una sorta di punizione divina. Il malcapitato viveva così anche il senso di colpa. Gesù, e solo lui, non ha paura di toccarlo, né di purificarlo, restituendogli la salute e la dignità perduta (Mc 1,41-42). Ma fa di più. Lo guarisce nel profondo, nello spirito. In cambio, però, gli chiede di non divulgare il prodigio (Mc 1,43-44a). Ma il lebbroso non capisce, non sa chi sia veramente Gesù. A lui interessava togliere il marciume. Eccolo dunque proclamare ai quattro venti il recupero della salute, costringendo Gesù ad evitare le città per non essere scambiato per un “mago” (cfr. Mc 1,45). Non è saggio comportarsi come il lebbroso che, vistosi guarito, pensa ormai di avere in mano la propria storia. Non si sta con Dio a tempo. Purtroppo succede spesso. Gesù non guarisce mai solo il corpo. Raggiunge anche lo spirito. E ciò richiede tempo, disciplina e conversioni continue. La Fede è una palestra di vita. La guarigione è il punto di partenza di un lungo percorso, a volte a tratti doloroso, sia vissuto con costanza. Solo così, può portare alla pienezza della Luce.
17 - Buongiorno a tutti. Oggi 17 gennaio è la festa di San Antonio Abate, un uomo di Dio che l'ha incontrato nel deserto. Era in dialogo con Lui nella preghiera. La sua preoccupazione era la ricerca della perfezione. La lettura continua del tempo ordinario è Mc 2, 1-12. Per la gente, Gesù è un grande profeta. Non è soltanto profeta, ma Egli guarisce pure gli infermi. Per questo l’interesse attorno a lui cresce giorno dopo giorno. Sa scuotere le coscienze e le porta alla conversione. Parole autorevoli le sue, pur prive di arroganza. Spiazza perfino i suoi più stretti collaboratori. L'interesse di Gesù per il malato è al livello spirituale e fisico. La precedenza data alla remissione dei peccati (Mc 2,5.9a-10) rivela che non basta il benessere materiale (Mc 2,9b.11-12a). Occorre avere anche un bel rapporto interiore con Dio. Gesù non cerca complimenti, anzi fugge la vanagloria. Ordina ai miracolati di tacere (cfr. Mc 1,43-44a). Ma con il paralitico di Cafarnao avviene un cambio di marcia. La malattia era conseguenza del peccato, diceva la gente, nonostante Giobbe avesse scritto un intero libro per smentire quella diceria. Qui Gesù dice: “Ti sono perdonati i peccati” (Mc 2,5). Eppure Dio soltanto può perdonare, pensano i Farisei e i devoti… ed è vero. Solo Dio perdona. Ma perché non trarre le ovvie conseguenze del loro dire “solo Dio perdona”?. Perché non chiedersi chi sia l’uomo che fa miracoli davanti a loro? Gesù passa dalle parole ai fatti. Il suo perdono tracima con grande stupore di tutti (Mc 2,12b). Egli ha la capacità di sanare le crepe più profonde. Ma è impotente di fronte alla presunzione di chi si ritiene origine e senso della propria vita. In simili casi, Gesù alza bandiera bianca. Però, come è paziente, ci riprova sempre. E dove non arriverà a convincere gli uomini, li salverà tutti con la sua Croce. Signore, aumenta la mia fede. Auguri a tutti quelli che portano il nome di Antonio, Antonia, Antonino, Antonello e Antonella. Buona e felice giornata.
18 - Buongiorno e buon weekend. Oggi 18 gennaio iniziamo la settimana di preghiera intensa per l'unità dei cristiani. La lettura continua del tempo ordinario è Mc 2, 13-17. Perché Gesù, dipinto come profeta ed uomo integerrimo, mangia con i peccatori? (Cfr. Mc 2,15). Non sono brutte compagnie? E il suo approccio a loro, un pessimo esempio? La critica mossa dai Farisei non è banale. Contestano il fatto che, senza farsene un problema, Gesù vada a cena a casa del pubblicano Levi. Tutta Cafarnao sa quanto sia ignobile e peccatore incallito quell’uomo, conosciuto come esattore delle tasse per conto dei Romani (cfr Mc 2,16). Non sanno, o fingono di non sapere, però, che quella cena era stata programmata per festeggiare la conversione di Levi dopo l’incontro con Gesù. Una gioia incontenibile abita il cuore di Levi: il Maestro ha chiamato lui, temuto, odiato ed emarginato. Ma Gesù viene per i malati, non per i “sani” (Mc 2,17). Levi, noto anche con il nome di Matteo, ha visto nello sguardo del Maestro un amore e un rispetto che mai aveva conosciuto prima. Dio lo raggiunge al banco delle imposte, là dove esercita il suo odiato mestiere (Mc 2,14). Raggiunge pure noi al banco delle nostre miserie e ci offre salvezza. Fuori portata i Farisei, abituati ad alzare steccati. Ma a chi lo chiama, anche le sabbie mobili delle umane debolezze sono per Gesù terra amica. Lodiamo Dio che non ci giudica, ma ci chiama e ci inserisce nella sua compagnia. Buona giornata.
19 - Buongiorno e buona domenica a tutti. II domenica anno C; Gv 2, 1-11. Il brano evangelico odierno racconta una festa di matrimonio a Cana di Galilea (Gv 2,1). È una festa di poveri perché viene a mancare il vino nel bel mezzo del pranzo (Gv 2,3). È una festa atipica perché il ruolo dello sposo è marginale, la sposa neppure è nominata. I protagonisti sono due invitati e alcuni garzoni di tavola (cfr. Gv 2,3-5a). Nella Bibbia il vino racconta l’amore tra Dio e l’umanità. La carenza di vino descrive un rapporto che va stancamente finendo come il vino nelle anfore. Occorre qualcosa di nuovo: riempire d’altro le sei anfore di pietra, finirla con la religione dell’esteriorità, del lavarsi le mani (pratica ebraica) senza che lo sia il cuore. A Cana appare il volto nuovo di Dio rivelato da Gesù: che al tempio preferisce la famiglia, che gioisce più per i figli felici che per i figli obbedienti. Maria vive con attenzione tutto ciò che accade attorno a lei: non hanno più vino, con il pericolo di una brutta figura e il fallimento della festa. Alla risposta imprevista di Gesù, ella rilancia: fate ciò che vi dirà (Gv 2,5b). Sono le sue ultime parole, poi non parlerà più. Esorta a obbedire al Vangelo di Gesù, a seguirlo, viverlo e non solo ascoltarlo. E si riempirono le anfore vuote del cuore. Noi crediamo in un Dio che sta dalla parte della festa, del vino migliore, del profumo e della speranza. Buona e felice giornata.
20 - Buongiorno e buon inizio settimana; Mc 2, 18-22. I discepoli di Giovanni e con loro i Farisei non hanno ancora accettato di essere entrati nel tempo “nuovo”, quello iniziato con la venuta di Gesù (Mc 2,18). Per loro, era determinante continuare ad osservare la Legge di Mosè e i diversi digiuni rituali cari da sempre alla tradizione dei Padri. I discepoli di Gesù, invece, lo seguono e riconoscono in Lui il Messia e il Figlio di Dio. A loro, Gesù non impone digiuni perché è un tempo di grazia. Gesù sta celebrando il suo matrimonio con l’umanità, sta facendo alleanza con gli uomini. Bisogna girare pagina perché è il tempo della gioia di un banchetto che durerà per tutta l’eternità. È il tempo nuovo che richiede comportamenti, atteggiamenti e spirito diversi (cfr. 2 Cor 5,17). Si va verso Dio vestiti a festa e a testa alta. Il Messia è qui. Non si può digiunare. È il tempo del convito nuziale, un tempo della novità festosa. Il vino nuovo fermenta e non va posto in otri vecchi se non se ne vuole rischiare la rottura e la conseguente perdita del prezioso contenuto. Bisogna essere “otri nuovi” per far gustare al mondo il vino nuovo del Vangelo (cfr. Mc 2,22). Che le cose passate non frenino la straripante novità di Gesù (cfr. Mc 2,21). Con Lui, è scoppiata la gioia. Felice giornata.
21 - Buongiorno per tutto il giorno; Mc 2,23-28. I Dodici passano di sabato - giorno sacro al Signore - su un campo di grano maturo e, mentre camminano dietro a Gesù, colgono qualche spiga (Mc 2,23). Sembra un episodio banale, ma i Farisei, vittime delle loro rigidità tra cose lecite e non lecite, dicono: non è permesso di sabato prendere le spighe, sfregarle e mangiarle (cfr. Mc 2,24). C’è chi confonde la fede con l’osservanza esterna di norme umane, di semplici tradizioni, però attribuite a Dio. In molte persone la Fede si è ridotta a un faticoso dovere. E si regalano con sovrabbondanza giudizi impietosi sugli altri. Gesù è accusato di trasgredire le regole (Mc 2, 24). In realtà, conosce la Scrittura più di tutti; distingue ciò che viene da Dio da ciò che viene dall’uomo. Ai devoti scandalizzati replica citando un noto episodio di trasgressione compiuto dal re Davide con il beneplacito degli stessi sacerdoti del tempio (Mc 2,25-26). Come a dire: una norma va sempre letta nel suo contesto, soprattutto una norma rituale, salvaguardando lo spirito, il principio, ma cogliendone le eccezioni Mc 2,27-28). Gesù non fonda un movimento sovversivo, ma riporta alla loro essenza le norme attribuite a Dio. Impariamo da lui a vivere da figli, e non da schiavi, da contabili. Buona giornata.
22 - Buongiorno a tutti. Oggi, San Vincenzo diacono e illustre martire di Cristo. Patì la persecuzione dell'imperatore Diocleziano e testimoniò con la sua vita di Cristo. Ha detto in vita sua: "La nostra fede è una sola. Gesù è il vero Dio: Noi siamo suoi servi e testimoni ". La meditazione odierna porta su Mc 3, 1-6. In questo brano, si confrontano un uomo malato e la legge del riposo nel giorno di sabato. È appunto sabato. Gesù va in sinagoga (Mc 3,1a). C’è un uomo invalido ad una mano (Mc 3,1b). Vi sono pure i Farisei pronti ad accusare il Maestro se guarisce in quel giorno (Mc 3,2). La disputa riguarda di nuovo l’osservanza del riposo del sabato (Mc 3,4). La casistica prevedeva che si potessero curare solo persone in pericolo di vita, non ‘semplici’ paralitici... In questo caso Gesù non è invitato a guarire il portatore di handicap, né a dire la sua opinione. Sarà lui stesso a chiedere al malato di porsi al centro della sinagoga (Mc 3,3). Pare una provocazione diretta ai Farisei che però non prendono posizione. Se non è consentito di sabato fare del male, rimane da capire se sia permesso fare del bene. La guarigione del malcapitato pare rientrare in casi rinviabili, ma Gesù insiste di guarirlo di sabato, anche se ciò decreterà la sua condanna a morte (cfr. Mc 3,6). Prende posizione. Si dichiara dalla parte del sofferente e dà priorità alle necessità della vita umana. Quella mano inservibile lo costringe a dipendere. Va comunque guarito pur se è sabato, giorno in cui si celebra la grandezza di Dio e la dignità dell’uomo. “La gloria di Dio è l'uomo che vive” - sant’Ireneo di Lione, II sec. - e cosa c’è di più bello e di un Dio che si prende cura delle sue creature? Quanti bambini, quante donne e anziani subiscono indicibili umiliazioni nell’indifferenza del mondo pur avendo diritto ad una vita dignitosa. Apriamo gli occhi alle necessità degli altri e il cuore alla compassione. Buona giornata.
23 - Buongiorno a tutti; Mc 3, 7-12. Gesù è tornato in Galilea, lontano dalle cattiverie di Gerusalemme. Sul lago si respira un’aria pulita. Dappertutto viene gente sana, eccitata e fiduciosa. Gesù guarisce gli infermi. Il contatto con Lui è benefico (Mc 3,10). Il segreto della capacità di attrazione è la sua qualifica di Figlio di Dio confessata anche dagli "spiriti impuri" (Mc 3,11). Gesù corre il pericolo di venir confuso con i santoni, ma lui non ci fa caso; non si limita infatti a guarire i corpi; Gesù opera guarigioni dei cuori. Chiede ai discepoli una barca per potersi allontanare dalla riva quel tanto che basta per essere visto e ascoltato da tutti (Mc 3,9). Richiesta subito accolta. Noi pure prestiamo a Gesù la “barca” della nostra vita. Gli affidiamo il timone perché usi in libertà del nostro tempo e delle nostre energie. Non siamo noi a proclamare il Vangelo, ma è Lui che usa della nostra voce per portare qua e là la sua Parola. Guai se il pennello si crede l’artista. La barca della nostra vita è pronta per il Signore: poco importa se Lui la userà o se la lascerà in secca. Ci basta che veda la nostra disponibilità. Il Signore non può essere calpestato da una folla felice di incontrarlo, ma altrettanto di umore variabile. Restiamo suoi collaboratori e “custodi”. Folle intere cercano la Luce e non sanno a chi rivolgersi in questo mondo. Teniamo pronta la barca per Gesù. Mai come nel mondo di oggi Egli pare averne necessità. Buona giornata.
24 - Buongiorno per tutto il giorno; Mc 3, 13-19. Finora Gesù aveva limitato la sua attività al lago di Galilea. Ora sale sul Tabor e invita a vivere a tempo pieno con lui (Mc 3,13-14). È una seconda chiamata. Con la prima chiamata - quella di lasciare padre, barche e reti - venivano toccate le corde del cuore. In realtà era chiesto di camminare dietro a Gesù a tempo parziale. Ora cambia tutto per alcuni. Ai discepoli della prima ora viene chiesto di lasciare se stessi, e condividere col Maestro anche i fischi, il fango, le critiche (Cfr. Mc 3,14-15). E chi chiamerà? chi vuole lui. Come capirlo? Lo senti dentro. Siamo cristiani perché siamo “suoi”. Volle stessero con lui (Mc 3,14b). Solo dopo verranno le regole. La fede non è semplicemente un’eredità di famiglia. È dono personalissimo. Di fronte alla grandezza del dono si è presi da vertigine e inadeguatezza. Apostoli e discepoli sono chiamati a sudare nella sua vigna (Mc 3,14). Non dà posti di potere Gesù né ai primi né ai secondi. Tutti servi della sua Parola. Ecco i prescelti: gente comune, pronti a far gioco di squadra, e talvolta pure a impantanarsi. I prescelti sono mischiati. Ci sono dei pescatori, qualcuno delle imposte, un traditore, uno che lo rinnegherà, uno che dubiterà della sua risurrezione, un po' di tutto e di più. È cambiato poco da allora. Su tutto e tutti, vigila l’occhio di Gesù che accoglie sul Tabor, indica la rotta da prendere e rassicura. Felice giornata.
25 - Buongiorno e buon fine settimana. Oggi, è la festa della Conversione di San Paolo; Mc 16, 15-18. La conversione di Saulo fu uno shock per l’impaurita comunità cristiana, ma più ancora per gli Ebrei che lo consideravano un loro astro nascente. Una caduta da cavallo rovinosa non dovuta a casualità, ma ad una strategia di Gesù risorto per fare di lui uno strumento per portare ovunque il Vangelo (cfr. Atti 9,15). Conversione è orientare in modo decisivo lo sguardo. È dire: mi incollo a Gesù. Non solo credo alle sue parole, ma mi ci tuffo con fiducia illimitata. Gesù ha intravisto in Saulo di Tarso l’apostolo delle Genti che sarebbe diventato; vi ha letto l’infaticabile fondatore di nuove comunità in terre inesplorate. E Paolo irrompe nella vita della prima Comunità cristiana come un ciclone. Forza la mano dei pavidi Apostoli, spalanca il recinto e porta oltre il Vangelo. Metterà in crisi le certezze del mondo ebraico scontrandosi con coloro che si arrogavano il diritto di essere gli unici depositari della verità. Guarda anche a me nonostante le mie fragilità. Romperà le mie zolle indurite e mi trasformerà in suo testimone e altoparlante. Il Signore continui a donare alla Chiesa discepoli zelanti, pronti a portare il suo Vangelo oltre i piccoli orti di casa. Come San Paolo, il protagonista convinto dell'annuncio del Vangelo e della salvezza universale, apostolo carismatico, fa' di ciascuno di noi, Signore, un fedele apostolo e ministro del tuo Vangelo (cfr. Mc 16,15). Tantissimi auguri ai Paolo, Paola. Buona giornata.
26 - Buongiorno e buona domenica a tutti, III domenica T.O; Lc 1, 1-4; 4, 14-21. Oggi è la domenica della Parola di Dio. Il brano evangelico odierno è di Luca. Luca è medico e discepolo di seconda generazione. Paolo, che lo ha introdotto alla fede, gli ha chiesto di scrivere un racconto attendibile su Gesù. E Luca si è documentato, ha ascoltato i testimoni oculari, ha verificato le informazioni; si è dato da fare perché la fede è cosa seria, e Luca lo sa. Ha investito su intelligenza e tempo perché tutti potessero rendersi conto della solidità degli insegnamenti che Gesù ha saputo trasmettere (Lc 1,1-4). Oggi si respira una stagione di sospetti e diffidenze, eredità della cultura occidentale, ma pure dello smarrimento dovuto alle incertezze della pandemia. Il turbamento è dovuto pure a tante contro-testimonianze di Pastori, ma pure all’incoerenza di tanti cristiani non praticanti. Luca invita a costruire la fede sul cemento della Parola di Dio (cfr. Lc 1,16-20), non su emozioni di stagione. Non è tempo di trionfalismi. La chiesa è un piccolo gregge e serve umiltà. Due dettagli riportati da Luca lasciano riflessivi: è Gesù ad aprire il rotolo di Isaia (Lc 1,17), mentre di solito lo faceva l'inserviente. Il messaggio è chiaro: solo in Gesù ci si apre all'intelligenza delle Scritture: Lui è la strada da percorrere, la luce che orienta, il respiro della vita. Buona e felice domenica.
27 - Buongiorno e buon inizio settimana; Mc 3, 22-30. A Gerusalemme arriva l’eco dei miracoli di Gesù e gli Scribi inviano una delegazione per processare il nuovo Maestro che ha preso casa a Cafarnao. Con lui ecco i primi discepoli. Paiono profani in cose di Fede e, a sentire i boriosi maestri di Israele, sarebbero plagiati dal giovane profeta di Nazaret. Dagli “esperti del sacro”, Gesù riceve il marchio più perfido: tu sei ispirato da Beelzebul, capo dei demoni (cfr. Mc 3,22). Affermazione che ha del paradossale… fare del bene con il signore del male. Ma Gesù prova a dialogare pure con chi lo ha condannato prima ancora di mettersi in viaggio. Gesù ha nemici, ma lui non è nemico di nessuno. Cerca di scuotere, far capire e convincere (Mc 3,23-26). Ma è evidente che dietro alle accuse di insegnare una nuova dottrina, si celano gelosia, egoismo e ignoranza (cfr. Mc 3,22). Gesù ricorda che presunzione e ottusità impediscono allo Spirito di agire e all’individuo di convertirsi. È il peccato di chi nega l'evidenza del bene (Cfr. Mc 3,29). E Gesù si arrende: chiudersi ostinatamente alla Grazia ingessa e ammazza anche lo Spirito Santo. Anche Dio fa “quel che può”. La caparbietà talvolta sembra l’esaltazione dell’intelligenza. In realtà, è l’incapacità di vedere oltre il finito. È la sconfitta dell’intelligenza. Piuttosto che essere contro Dio, di remare al contrario, cerchiamo di ammirare il bene che si fa' nel suo nome. Così possiamo essere benedetti. Buona giornata.
28 - Buongiorno per tutto il giorno. Mc 3,31-35. In questo brano, l'evangelista ci mostra che le relazioni tra Gesù e i famigliari non furono sempre segnate da comprensione nel percorso del suo ministero. Anche l'espressione "chi è mia madre" (Mc 3,33) ha sicuramente turbato Maria, la madre di Gesù. La Madre, custodendo tutte queste cose nel suo cuore (Lc 2,19), ha accettato la sfida e si fiderà nonostante tutto. Essere Madre di Dio non le risparmia le prove e malintesi. Maria fu appunto pellegrina nella Fede. Il brano ci apre l'orizzonte. Gesù ha fatto parte della sua famiglia, ma quando venne il tempo della missione, ha allargato i confini di Nazaret al mondo intero. Il criterio per fare parte della sua famiglia è di compiere la volontà del Padre (Mc 3,35). Facendo la volontà di Dio, chiunque può essere fratello o sorella di Gesù. I legami di sangue sono superati da quelli spirituali dell'universale identità dinamica alla luce di Dio in Cristo. Gesù ci introduce nel segreto e nel cuore della rivelazione. In Lui, siamo figli di Dio e abbiamo una sola famiglia nella quale muoverci per crescere la Chiesa. Lodiamo Gesù, il testimone fedele della comunione con il Padre. In Lui viviamo e l'ascolto della sua Parola ci dà gioia e ci fortifica. Oggi è la memoria di San Tommaso d'Aquino, sacerdote e dottore della Chiesa. Con i suoi discorsi e scritti, ha saputo illuminare e orientare il pensiero filosofico e teologico del suo tempo ed è un maestro di sapienza per tutti noi con la sua "Summa teologica". Auguri a tutti quelli che portano il nome di Tommaso e Tommasina. Felice giornata.
29 - Buongiorno a tutti; Mc 4, 1-20. Il seminatore uscì a seminare (Mc 4,3). Non un, ma il seminatore, Dio stesso che si identifica con il seminare perché egli immette ovunque germi di vita. È uno dei più bei nomi di Dio: non il mietitore che fa i conti con le nostre povere messi, ma il seminatore, il Dio sorgente di acqua viva e generatore di vita. L’occhio attento di Gesù trae l’immagine della vita reale: un contadino con una sacca al collo percorre un campo, con un gesto largo della mano. È chiaro che il seme è la parola di Dio (Mc 4,14), ma è spiazzante: il seminatore lancia manciate anche sulla strada e sui rovi; un sognatore pieno di fiducia nella forza del seme, e nei rovi che sono io (cfr. Mc 4,4-7). Parla addirittura di un frutto uguale al cento per uno, cosa irrealistica: nessun chicco di frumento si moltiplica per 100. Gesù spiega la parabola. Per quanto il seme sia buono, se non trova terra, sole e acqua, il germoglio morirà. Decisivo è il terreno buono, cioè la mia disponibilità. Occorre zappare la terra del proprio cuore, renderla ospitale per il piccolo germoglio (cfr. Mc 4,8.20). È come una madre che sa quanto sia voglioso di vivere il ‘seme’. Il gruppo dei discepoli accoglie e vive il mistero del Regno di Dio permettendo alla "Parola" di fruttificare. Ogni discepolo è una zolla di terra, ed anche un seminatore. Ogni parola, ogni gesto che esce da me, se ne va per il mondo a produrre frutto. La conclusione è bella. Occorre essere attenti nell'ascolto, docili nell'acconsentire, impegnati a portare i frutti nelle opere buone. Felice e serena giornata.
30 - Buongiorno per tutto il giorno; Mc 4, 21-25. Al tempo di Gesù, non c’era la luce elettrica. Quando faceva buio, se il padre avesse acceso la lampada ad olio e l’avesse messa sotto il letto, gli altri avrebbero urlato: “sul tavolo” (cfr. Mc 4,21). È la storia raccontata da Gesù. Non la spiega; solo dice: chi ha orecchi per intendere, intenda (Mc 4,23). La Parola di Dio è la lampada da accendere nel buio della vita. Il Vangelo di Cristo dev'essere annunciato e diffondersi come una lampada e far luce. Bisogna accoglierla mediante un ascolto attento per metterla in pratica e portare così frutti. Ma se il libro della Parola di Dio rimane chiuso, è come una lampada posta sotto il letto. Va piuttosto posta sul tavolo per far luce a tutti. Da quando Gesù ha iniziato a parlare pubblicamente alla gente, lui, Luce venuta nel mondo, è sul candelabro. E le folle accorrono a Lui da ogni parte. I discepoli sono chiamati a fare altrettanto: non debbono tener nascosta la luce della Parola, ma diffonderla dappertutto. Il modello di ascolto è Maria. Ella non solo viveva nel silenzio, ma sapeva accogliere, custodire e generare al mondo la Parola. Maria è una lavagna pulita sulla quale Dio scrive la Parola e, grazie ad essa, ella e i discepoli se ne fanno chiari diffusori. Ogni giorno occorre tornare alla Sacra Scrittura perché illumini tutti gli angoli della terra e gli angoli bui della vita, li curi e li risani. Il giudizio di Dio è come una lampada che illumina ogni angolo. L'ultima frase del brano evangelico odierno è anche un giudizio: "a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha" (Mc 4,25). Buona giornata.
31 - Buongiorno; Mc 4, 26-34. In questo brano, Gesù racconta un prodigio di natura che stupisce ancora: un seme ha solo bisogno di tempo per farsi germoglio e poi fiore. E senza interventi esterni. Il seme come il regno di Dio è avvolto dal silenzio e dal mistero. "Che tu dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce” (Mc 4,27), dice Gesù. Questa parabola ci rivela che il regno di Dio ha la sua intima forza di espansione e di maturazione. Le cose di Dio fioriscono per una loro misteriosa vitalità. Dio è all’opera in ogni persona, nonostante dubbi e resistenze. Serve solo un po’ di terra e la luce del sole a quel piccolo seme per svilupparsi. Dio non fa cose “incompiute”. Egli continua la sua opera d’arte in tutti, pure in chi appare lontano. Il seme rimane vivo anche in un campo coperto di neve perché vive del calore della terra. Un seme raccolto nel cavo della mano è quasi niente, ma è un vulcano pronto a esplodere non appena il sole, l'acqua e la terra l’accarezzeranno. C’è grande sproporzione tra il granello di senape e l’albero che esso diventerà (Mc 4,31-32); frutto della Grazia di Dio - la sua Vita - che nutre fedele e instancabile. Guai a ragionare da piccoli manager ossessionati dai risultati. Non è stile di Dio forzare il seme a crescere. Entriamo nella logica di Dio che compie miracoli con chi rimane piccolo: “ha guardato l'umiltà della sua serva...” (Lc 1,46). San Giovanni Bosco che ricordiamo oggi ha avuto premura per i bambini ed è stato una guida sicura per i giovani. Il suo metodo persuasivo consisteva nel prevenire piuttosto di reprimere. Con i bambini e i giovani, ci vuole amore e pazienza per farli crescere. Felice giornata.