NOVEMBRE
1 - Buongiorno e buona festa di tutti i santi. Le beatitudini (cfr. Mt 5,1-12) sono un programma di vita proposto da Gesù ai suoi discepoli per la loro crescita, la loro libertà e la loro felicità. Per vivere da veri discepoli, bisogna amare quello che Dio ama: la povertà spirituale, la mitezza, la misericordia, la purezza di cuore, la giustizia, la pace, la condivisione del dolore altrui, la sopportazione e la pazienza. Dio è dalla parte dei più deboli per renderli ricchi di Lui ed accompagnarli nelle prove. Nelle prove della vita, non scappa. Prende cura dei suoi discepoli e della loro felicità. Quando c'è Dio, c'è la libertà, c'è tutto; quando c'è l'io, c'è più legame alle cose. Beati chi confida in Lui. S'impegna sulla via delle beatitudini e della santità per ereditare il Regno dei cieli. Chi salirà sul monte santo? Chi ha mani innocenti e cuore pure, non dice menzogna e non vende la sua anima agli idoli (cfr. sal. 23,3-4). Felice giornata.
2 - Nel giorno della commemorazione dei fedeli defunti, abbiamo questa certezza di Giobbe: Io so che il mio redentore è vivo... lo contemplerò faccia a faccia (cfr. Gb 19,25.27). Oggi non è un giorno di pianto né di lamentele, ma un giorno per celebrare insieme la risurrezione dei morti, un giorno di luce e di pace.Per Gesù Cristo, quello che conta, il vero bene da ereditare è la vita eterna. Il giovane ricco chiedeva a Gesù quello che doveva fare per avere la vita eterna (Mc 10,17). È una domanda legittima. La risposta di Gesù richiede la liberazione interiore, indispensabile per amare il prossimo e seguirlo (cfr. Mc 10,21b). Grazie a Gesù, nulla va perduto dell'amore seminato e da vivere su questa terra.La morte è un passaggio dalla vita del tempo alla vita eterna. È una via obbligata per vedere Dio faccia a faccia e per sempre. Alla fine del tempo, le anime si ricongiungeranno ai loro corpi trasfigurati. I corpi dei nostri fratelli e sorelle defunti attendono fiduciosi la risurrezione. Questa è la nostra fede e la nostra speranza che ci tolgono ogni angoscia e tristezza di dover morire. In Cristo, siamo risorti a vita nuova e la nostra destinazione è in cielo (cfr. Col 3,1-4). Buona giornata e sempre uniti ai nostri cari fratelli e sorelle defunti.
3 - Buongiorno e buona domenica. Meditiamo oggi su Mc 12,28-34. Si parte da una domanda di uno scriba a Gesù: "quale è il primo di tutti i comandamenti ? (Mc 12,28). In Israele, tutti conoscevano il più grande comandamento. Gesù mette al centro del Vangelo un verbo significativo al futuro: "tu amerai". È come un viaggio mai concluso tra sogno e impegno. La vita di fede comincia con "sei amato" da Dio e si conclude con un cammino: "tu amerai". Amerai Dio... e il prossimo... come te stesso (vv. 29-31; Dt 6,4-5; Lv 19,18). Gesù non aggiunge niente di nuovo a quello che era scritto nel libro sacro (Dt e Lv). Come amare? Mettendosi in gioco, lasciando agire la forza del "tutto" che ricorre quattro volte nel versetto 30. Il tutto di cuore, della mente, dell'anima e della forza. L'unica misura dell'amore è di amare senza misura. Se ti comporti così, è l'inizio della tua guarigione. Amare Dio e il prossimo è la risposta al male del mondo e la felicità dell'uomo. È l'inizio di un vero sacrificio da offrire a Dio. Quando la Parola ha trovato eco nel nostro cuore, è il momento che Gesù ci dice come allo scriba: "non sei lontano dal Regno di Dio" (v. 34). Felice giornata.
4 - Buongiorno e buon inizio settimana. Il Vangelo (Lc 14,12-14) ci invita all'amore, alla gratuità, al servizio. La gratuità deve caratterizzare i discepoli di Cristo. Si tratta di invitare i poveri, storpi, zoppi, ciechi a pranzo, le categorie deboli, i senza difesa. È doveroso venirli incontro e servirli. È bello compiere questo gesto. La gioia è di trovare la felicità moltiplicata nel volto dell'altro, un desiderio di vita colmato. Infatti, vivere è dare. La ricompensa è di essere chiamato beato e ricevere un premio alla risurrezione dei morti (Lc 14,14). Felice giornata.
5 - Buongiorno per tutto il giorno. Nel vangelo di oggi (Lc 14,15-24), troviamo la delusione di un uomo che ha organizzato un pranzo, figura di Dio che invita sempre al suo banchetto. Il cielo di Dio è festa e prevede coinvolgimento di persone, di amici. Dio è amareggiato e deluso dal rifiuto del suo invito. Gli invitati sono stati scelti con cura, ma hanno preferito le cose, scambiando l'invito di Dio con "i loro valori". Alla fine, di fronte a Dio, il campo, (v.18b), cinque paia di buoi (v. 19), la bella donna sposata (v. 20) sono soltanto idoli che ci allontanano da Dio. Gesù non si lascia abbattere con il primo rifiuto. Ci prova ancora e più volte. L'amarezza del rifiuto dei primi inviti da la possibilità di moltiplicare inviti. Dio, per via dei suoi messaggeri, lascia la città e va in periferia in cerca di altre persone. Da una festa riservata per alcuni privilegiati, si è passati a un festa per tutti. Che meraviglioso il nostro Dio! Sappiamo che il mondo ci fa' girare la testa, ci offre tante appariscenti opportunità che ci assorbono. Ci distolgono l'attenzione sull'essenziale. Andare a rifiutare l'invito di Dio, è un po' grave, una grande distrazione. Ascoltiamo la voce del Signore e accogliamo con gratitudine il suo invito. Allora, ci sazieremo delle sue delizie. Buona giornata.
6 - Buongiorno. Costruire una casa, usare prudenza... sono immagini che si applicano alla vita che vogliamo felice e duratura. Il Vangelo odierno (Lc 14,25-33) ci invita ad evitare il calcolo, ad essere generosi e a rinunciare agli affetti e agli averi per seguire Gesù (cfr. Lc 14,26), in tutta coscienza e in piena libertà sulla via della croce intesa come totale dedizione. Amare Gesù più di tutti e di ogni cosa. Queste parole sono parole di vita e di risurrezione del cuore. Fanno vivere realmente. L'amore non toglie niente all'affetto, ma aggiunge. È l'amore eterno di Dio che cementa l'amore umano. C'è un salto di qualità di quest'amore. L'amore eterno si gioca sulla croce. "Colui che non porta la propria croce e non mi segue non è degno di me e non può essere mio discepolo"(Lc 14,27). La croce non è una metafora di tutte le sofferenze della vita. Contiene il vertice della vicenda di Gesù: Amore spezzato e donato. Al centro di tutto sta Gesù che offre Luce alta sulla vita e sulla morte, che dona eternità a tutto ciò che tocca, che non ruba gioia, ma aggiunge Amore. Seguire Gesù fino alla croce, camminare con Lui diventa allora imparare a conoscerlo, costruire una relazione che dura per l'eternità. Questo non s'improvvisa. Ci vuole una riflessione profonda, una dose di prudenza e invocare l'aiuto dello Spirito Santo. Conviene costruire la sua vita sotto la sua protezione. Buona giornata.
7 - Buongiorno per tutto il giorno. Altro che l'uomo in cerca di Dio, è Dio che ricerca l'uomo. C'è una relazione misteriosa tra Gesù e i peccatori. Gesù la spiega con parabole: una pecora perduta, una moneta perduta, un figlio in fuga (Lc 15,1-10). Non è la pecora smarrita a trovare il pastore, ma è lei ad essere trovata. Il pastore la carica sulle spalle perché sia meno faticoso il ritorno (Lc 15,5). È l'immagine di un Dio che non guarda alla nostra colpa, ma alla nostra debolezza. Gesù lo esprime anche con la pena di un Dio donna di casa che ha perso una moneta. Accende una lampada e si mette a spazzare dappertutto (Lc 15,8). Troverà il suo tesoro sotto la polvere. Così anche noi. Sotto i guai della vita, sotto i difetti e i peccati, possiamo scovare le cose preziose dateci in dono. Felice giornata.
8 - Buongiorno per tutto il giorno. Nel brano evangelico di oggi (Lc 16,1-8), se non lo leggiamo bene con l'ottica di Gesù, rischiamo di prendere la disonestà come stile di vita che gratifica subito, di vivere da imbroglioni, di continuare la truffa ed allargarla, di fare affari con i beni altrui, di essere scaltri nel cercare i beni materiali e lasciare la cosa essenziale: occuparsi di cercare la vita eterna che esige impegno serio e tante energie per conquistarla. La vita normale non consiste nel cercare i piaceri di questo mondo né ad accumulare beni per fare viaggi, lauti banchetti, per dare regali e fare favori. La prospettiva del brano è altra: amministrare bene i beni che non sono nostri, ma affidati a noi per farli fruttificare (cfr. Lc 16,1). Questo brano invita "i figli della luce" a mettere in pratica la scaltrezza nel piegare le proprie ricchezze agli scopi del regno di Dio (cfr. Lc 16,8). Buona missione e felice giornata.
9 - Buongiorno e buon fine settimana. Nella festa della dedicazione della Basilica Lateranense, il profeta Ezechiele ci immerge in una visione di un mondo nuovo che ritorna allo stato del paradiso terrestre (Ez 47,1-2.8-9.12). Nel Vangelo (Gv 2,13-22), non solo Gesù purifica il tempio dai mercanti che ne approfittavano, travolge tutto per riportare il rispetto di Dio tanto nel tempio di pietre che in quelli di carne (Gv 2, 14-16), ma sconvolge anche la mentalità dei connazionali parlando del nuovo tempio che Egli avrebbe ricostruito in tre giorni (Gv 2,19.21-22a).
Lezioni del brano:
1) Dio non si lascia mai coinvolgere in un gioco mercantile. Serve un’altra mentalità. È finito il tempo per vendere buoi per i sacrifici dei ricchi e colombe per quelli dei poveri. "Misericordia io voglio e non sacrifici" (Os 6,6). Gesù lo ribadisce (Mt 9,13a).
2) Il nuovo tempio ricostruito in tre giorni è il corpo di Gesù Cristo risorto dopo tre giorni.
3) La casa del Padre non è solo il tempio di pietre: ogni corpo di uomo e di donna è tempio: fragile e bellissimo. Bisogna difendere questo corpo da ogni pericolo che lo voglia sporcare o distruggere.
Buona giornata.
10 - Buongiorno nel giorno del Signore. Nel Vangelo odierno (Mc 12,38-44), Gesù accusa gli scribi di incoerenza con il loro insegnamento. Fanno tutto per apparire e per divorare le case delle vedove" (vv. 38-40). L'episodio della vedova (una povera senza nome) riportato qui (Mc 12,41-44), simbolo biblico del povero, dell'orfano e dell'oppresso, ci mostra come Dio vede in profondità dell'essere e gradisce l'obolo dato con fede più delle grandi offerte date per farsi vedere. La vedova è un modello per ogni comunità cristiana perché ha regalato a tutti una lezione speciale. Senza dire una sola parola, si è fatta sentire maestra. È arrivata e ha messo nel tesoro del Tempio due spiccioli. Solo Gesù ha notato quei due centesimi. Ha dato non il superfluo, ma "tutto quanto aveva per vivere" (Mc 12,44). Che risultati concreti portavano al Tempio i due centesimi della vedova? Nessun vantaggio per le belle pietre del Tempio. Ma quella vedova ha messo nelle vene del mondo cuore e vita. Si è fidata nella provvidenza di Dio. Ha ricevuto tutto da Dio e ridato tutto a Dio: l'essere e l'avere. Ne siamo capaci noi?
La seconda parte del nostro vangelo fa una scelta di campo: non è la quantità che conta, ma l'investimento di vita che si mette in ciò che si dà. Buon esercizio. Buona e serena giornata.
11 - Oggi è la memoria di san Martino di Tours. È famoso per avere condiviso il suo mantello con un povero bisognoso che soffriva il freddo, gesto da imitare. Nel brano evangelico odierno è fraintesa una domanda: Cosa devo fare per vivere felice? È la domanda che ci facciamo ancora oggi. Meditando su Mc 12,28-34, Gesù dice allo scriba: AMERAI... Nel brano di oggi, ci dice: PERDONERAI (Lc 17,3b-4). Perdonare sempre, senza fare calcoli, senza tirarsi indietro o accampare scuse. Bisogna perdonare perché siamo stati perdonati molto da Dio. Il perdono mette le ali. Ha una forza prodigiosa. È segno di forza, non di debolezza. Serve più a chi lo concede che a chi lo riceve. A volte chi lo riceve non sa neppure di essere stato perdonato. Il perdono è una cosa seria. Richiede tanta umiltà, mitezza ed elasticità.
È scandaloso che un discepolo provi risentimento, che non sappia offrire altre possibilità e che confonda la fermezza con l'intransigenza con chi sbaglia. Di fronte a un'offesa, quando penso di riscuotere il mio debito con una contro-offesa, non faccio altro che alzare il livello del dolore e della violenza. Aggiungo perciò una sbarra alla prigione. Penso di curare una ferita ferendo a mia volta come se il male potesse essere riparato, cicatrizzato mediante altro male. PERDONERAI. Il tempo del perdono è il coraggio dell'anticipo: il perdono non libera il passato, ma il futuro. San Francesco d’Assisi scrive per noi : “farai vedere negli occhi il perdono che esce dal cuore e cambia il modo di vedere la persona”. Il perdono libera tutti. PERDONERAI. Felice giornata
12 - Buongiorno per tutto il giorno. L'insegnamento principale di questo brano evangelico si trova alla fine: “siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10). Ci siamo fidati. Abbiamo accolto la Parola di Gesù, cambiato lo stile di vita e siamo diventati suoi discepoli. Siamo felici di lavorare nella sua vigna, colmi di stupore nell'incontrare altre donne e uomini che, come noi, si sono fidati di Gesù di Nazaret. Eppure, a tutti noi Dio ricorda una verità disarmante: è lui che agisce, non noi. Noi "siamo solo servi inutili", cioè semplicemente "servi". Non siamo attori protagonisti perché il mondo è già stato salvato grazie alla morte di Gesù in croce. Non dobbiamo salvarlo noi. Perciò, siamo servi non insostituibili. Il termine “servi inutili” non è dispregiativo perché la radice della parola latina “in-utile” vuol dire che non cerca un “utile”, dunque persona non retribuita. Quei servi non sono incapaci, né improduttivi. Infatti pascolano, arano, preparano da mangiare. Niente a che vedere con cose che provochino frustrazione. Significa dunque: siamo servi senza pretese, senza secondi fini, senza scopo di lucro. Per un cristiano, il dovere coincide con un "di-più" (Mt 5,47). Gesù ci chiama a regalare la vita in un mondo che parla solo di profitto. Vuole che possiamo essere trasparenza di Vangelo perché attraverso i nostri piccoli gesti, la gente possa incontrare l’amore di Dio. Felice giornata.
13 - Buongiorno per tutto il giorno. La lebbra era considerata come una malattia pericolosa, che isola, dà la depressione e non perdona se non è curata bene. Nel racconto evangelico odierno, dieci lebbrosi compaiono dal nulla... (Lc 17,12). Credono nella salute prima di vederla. Entrano in un paese perché hanno saputo che Gesù, avendo il potere di guarire, passava. Con la sua parola risana e ridà speranza. Gesù dirà ai lebbrosi: "Andate, mostratevi ai sacerdoti" (Lc 17,14a). Si fidano. Vanno ancora malati e tornano sani (Lc 17,14b). Mentre vanno, si compie il miracolo. È sempre così. La guarigione arriva con il primo passo concreto di Fede. Il Samaritano guarito si sente dire da Gesù: "la tua fede ti ha salvato" (v. 19). Questa finale del racconto è il punto di arrivo del nostro cammino. Il Samaritano non si è accontentato della guarigione. Ha cercato il Guaritore, il Donatore, il Benefattore. Ha capito che il segreto della sua salute sta in Gesù. In effetti, è stato toccato da Gesù e ha trovato la vita eterna. Non soltanto è stato guarito nel corpo, ma anche nell'anima. È stato salvato (cfr. Lc 17,15-16). Gli altri nove si sono "persi". Non hanno saputo leggere i molteplici benefici divini che erano davanti a loro. È strano. La gratitudine è una cosa rara. La gratitudine è di chi ha capito i danni prodotti dal peccato e la gioia di tornare ad essere figlio di Dio. Che bella la gratitudine! È anche un cammino. Buona giornata.
14 - Buongiorno. “…quando verrà il regno di Dio?” (Lc 17,20a). È una domanda di fondo dei farisei. Ai Farisei stava a cuore la questione del Regno, i tempi e i modi del suo manifestarsi, ma per loro era problema solo politico. Serviva ai farisei un “messia” che liberasse dagli invasori. Gesù parla, invece, di un Regno di Dio che cresce tra le pieghe della storia. La venuta del regno di Dio non è clamorosa, appariscente e situabile cronologicamente. Non è da cercare tra gli eventi né da rincorrere apparizioni. Non è da cercare lontano dalla gente: “è in mezzo a voi” (Lc 17,21b). Lui stesso è il regno di Dio. È il lievito del mondo e lo respira chi si unisce con Lui. È un Regno che vive nel concreto del quotidiano.Gli occhi di carne servono a poco, vedono le cose; solo la comunione con Gesù consente di riconoscerlo. Una fede che ha bisogno di miracoli per poter credere è povera. Povera anche è la fede che ha bisogno di conferme. Dio esiste ed è un amore fatto di gesti concreti. Il Regno è il sogno di Dio e chi vede le cose con lui ne legge le orme. L’occhio umano vede solo l’oggi, quello del credente invece coglie i frutti del Regno. Felice giornata.
15 - Buongiorno. La distrazione è una brutta cosa. Una vita tutta ludica è anche una distrazione. Occorre essere vigili a ricevere la venuta del Signore nel giorno del giudizio che verrà all'improvviso. La preparazione a quel giorno comporta il distacco e il dono di sé dietro a Cristo e la sua croce. Il racconto evangelico rapporta quello che abbiamo detto: “…mangiavano, prendevano moglie e marito” (Lc 17,27). C’è un tempo di ricerca di Dio che piano piano si trasforma in tempo di attesa di lui, un Dio ritrovato dai suoi discepoli non più distratti. La “distrazione”, da cui deriva la superficialità, è infatti il vero pericolo di quest’epoca, come fu ai giorni di Noè, quando non si accorsero di nulla. È possibile vivere da utenti della vita e non da viventi, senza sogni e misteri; senza accorgersi di chi ti sfiora, ti rivolge la parola, di poveri alla porta o di naufraghi in mare. Si diventa d’improvviso ciechi e sordi, incapaci di vedere il pianeta avvelenato e la casa comune depredata dai nostri stili di vita insostenibili e incoscienti. Si può veramente vivere senza vedere i volti di popoli in guerra, di donne violentate, comprate, di anziani in cerca di carezze, di lavoratori precari derubati del loro futuro? Ecco la nostra cecità e la nostra distrazione. Per accorgersi è necessario fermarsi come i pellegrini a un certo punto, ascoltare attentamente come i bambini e guardare come gli innamorati: allora ti accorgi del dolore, della stanchezza, della mano tesa, degli occhi pieni di lacrime. E così si impara a vivere le giornate con “attenzione”, una parola che non indica uno stato d’animo, ma un vero movimento, un “tendere-a”. La vita si gioca sulle strade e Dio è “colui che viene” senza clamore sui passi dei poveri e dei lacerati. Servono occhi puliti per riconoscerlo. Convertiamoci e scopriremo la centralità di Gesù Cristo in questo mondo. Buona giornata.
16 - Buongiorno e buon fine settimana. Il racconto evangelico odierno ci parla della necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai (Lc 18,1). L'evangelista aggiunge che bisogna gridare verso Dio "giorno e notte" (cfr. Lc 18,7). Gesù invita a fare di tutta la nostra vita una preghiera perenne e di perseverare in essa (cfr. Lc 18,8). A noi pare impossibile pregare sempre, ma non si tratta di dire preghiere di continuo e di non staccare la spina con Lui perché pregare è come voler bene. Sant'Agostino dice: “il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace...”. Perché pregare? È per vivere. La preghiera è l’ossigeno della vita. Gesù fa di una vedova che ha subito dei torti una maestra di preghiera. Andava ogni giorno da un giudice corrotto a chiedere giustizia, per avere un risarcimento. Notate che Gesù rivela una predilezione per donne come lei che in Israele rappresentavano la categoria dei senza difesa. Di esse si prende cura Dio stesso. L’insistenza della vedova rivela che la preghiera è un “no” alla prepotenza e alla rassegnazione, al “così vanno le cose”. Lei proprio non ci sta.Una domanda: Dio esaudisce le nostre preghiere? Dio ascolta ogni preghiera. È lo Spirito Santo a darne attuazione in base alle necessità più vere. Non si prega per cambiare la volontà di Dio, ma per cambiare il proprio cuore; non si prega solo per ottenere cose, ma per essere trasformati in ciò che si prega. Questo è importante. Che Dio ci dia la grazia di capirlo. Felice giornata.
17 - Buongiorno e felice domenica. Nel Vangelo di oggi, abbiamo una visione del Figlio dell'uomo (Mc 13,26), un'avvenimento della fine dei tempi che richiede di vigilare. I segni che precedono la fine di cui parla Gesù sembrano realizzarsi oggi: guerre, migrazioni, pandemia, povertà diffusa, tensioni e strappi nella Chiesa. Sì, finisce il mondo costruito sull'inganno e la prepotenza… Ma bisogna saper leggere i segni dei tempi. Le prime comunità cristiane erano sotto l'Impero Romano che reagiva violentemente. Come a quell'epoca, abbiamo oggi una situazione analoga di fine impero, di passaggio. Eppure, per chi sa “vedere”, c’è un messaggio di speranza per i discepoli: cadono le stelle (Mc 13,25), cioè gli imperatori ed astri venerati dalle religioni pagane. L’arroganza vedrà la nuova Fede come minaccia. Cadrà la visione superficiale e superstiziosa di Dio. Ma la piccola fede cristiana sarà protetta dal Signore stesso e non avrà da temere. Le sue comunità saranno come germogli del fico e porteranno frutto (cfr. Mc 13,28).Dobbiamo solo confidare nel Signore perché non crollerà la Chiesa né le comunità che non riducono la fede a tradizione. Nella nostra Fede, ciò che crollerà sarà ciò che abbiamo aggiunto, allontanandoci dal Vangelo o tradendolo. Che crolli l'inutile e resti l'essenziale. Buona giornata
18 - Buongiorno e buon inizio settimana. Gesù passa accanto a noi. Non lasciare mai passare questa opportunità unica. È necessario aggrapparsi su di Lui. La storia del cieco è proprio la nostra storia. Un cieco siede ai bordi di una strada che sale da Gerico a Gerusalemme, fiducioso di racimolare qualche aiuto dai pellegrini di passaggio (cfr. Lc 18,35). La sua vita dipende da quanti passano e lo guardano con gli occhi di pietà e di commiserazione, convinti che la sua cecità sia causata dai suoi peccati. Questa era il pensiero del giudaismo antico. Il nostro cieco non ci vede, ma ha allenato l’udito. Sente il vociare della folla e chiede: “sta passando Gesù di Nazaret” gli dice qualcuno (Lc 18,36-37). E lui, nella sua situazione, grida fiducioso al Signore come al suo Messia (Lc 18,38). La fede salva. La missione del discepolo è di dire ai ciechi dove passa Gesù. Ma non tutti fanno così. C’è chi zittisce il cieco (Lc 18,39a) ritenendo la Fede un affare privato. Il Signore ascolta il grido del povero (Sal 33,7). Gesù si ferma. Si occupa del povero uomo. Questo è l'insegnamento per noi. Gesù continua a passare sulle strade della vita ed è possibile parlargli. Libera dalla cecità in cui si può sprofondare. Guarisce il cieco-mendicante di Gerico, prima come uomo, poi come non vedente. Lo guarisce dentro con una voce che pare una carezza e lo trasforma in suo discepolo. Gesù lo fa uscire dalla sua umiliazione e vergogna. Prima, si sentiva emarginato e ora si riscopre rivestito di dignità. Il cieco di Gerico va verso Gesù pur non vedendolo (cfr. Lc 18,40). Siamo tutti come lui, in attesa che la sua Parola ci raggiunga e riapra gli occhi dello spirito per diventare veri discepoli e testimoni (Lc 18,43). Felice giornata.